BIBLIOTECA
In questa sezione pubblichiamo integralmente, digitalizzati in gran parte dalle edizioni originali, libri, scritti e interventi di Giacomo Matteotti (lavori giuridici, discorsi parlamentari, saggi di argomento politico e sociale), valutazioni e commenti sulla sua figura, nonché gli studi di economia politica del fratello maggiore Matteo, che esercitò su Giacomo un grande influsso, e le opere letterarie della moglie Velia Titta.
Pubblichiamo inoltre un’ampia raccolta di documenti per lo più sconosciuti sul Polesine – la provincia di Rovigo nella quale Matteotti nacque, visse, maturò la vocazione politica, operò come amministratore e fu eletto al Parlamento – tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra, quando avvenne la tragica alluvione del Po del novembre 1951.
Il Comitato scientifico della Casa-Museo prevede di arricchire nel futuro questa biblioteca con la documentazione bibliografica e archivistica che sarà ritenuta utile ad una migliore comprensione della figura di Giacomo Matteotti, nonché dei tempi e dell’ambiente in cui operò.
Giacomo Matteotti. Scritti giuridici
Prima di darsi alla politica, Matteotti si era laureato con lode in giurisprudenza all’Università di Bologna il 7 novembre 1907. Bologna ospitava, allora, la più autorevole scuola giuridica italiana e Matteotti si laureò con il prof. Alessandro Stoppato, penalista di gran nome e celebre avvocato, principale estensore nel 1913 del Codice di procedura penale, che fu anche deputato liberale e senatore dal 1920. Iniziò alla sua scuola una brillante carriera accademica, pubblicando la tesi di laurea La Recidiva (Bocca, Torino, 1910) – qui riproposta integralmente – nella quale affrontava la questione della reiterazione del reato, allora molto dibattuta sia giuridicamente sia politicamente. Poi la politica ebbe il sopravvento e lo distolse da questi studi, che furono ripresi nel periodo 1916-1919, quando fu confinato a Messina. Complessivamente pubblicò una decina di saggi sulle più importanti riviste scientifiche del tempo – “Rivista penale” di Luigi Lucchini, “Rivista di diritto e procedura penale” di Eugenio Florian e Adolfo Zerboglio, “Il progresso del diritto criminale” di Emanuele Carnevale – guadagnandosi attenzione e rispetto da parte degli studiosi delle materie penalistiche. Riproduciamo qui questi saggi, ricavati dai testi originali, ai quali ne abbiamo aggiunti due di argomento economico-sociale, apparsi su “Nuova Antologia” e su “Critica Sociale”, la rivista di Filippo Turati.
Giacomo Matteotti. Discorsi parlamentari
L’esperienza parlamentare di Matteotti fu molto breve. Fu eletto per la prima volta nel novembre del 1919 e rieletto nel 1921 e nel 1924. Il 10 giugno del 1924 fu rapito e assassinato. La sua presenza nel Parlamento durò meno di cinque anni. Ma fu caratterizzata da una assidua presenza ai lavori parlamentari e da una fitta serie di interventi, che occupano due dei tre volumi dei suoi Discorsi Parlamentari, pubblicati nel 1970 dalla Camera dei Deputati – che qui ringraziamo per avercene concesso la riproduzione – su iniziativa del suo presidente del tempo, l’on. Sandro Pertini. Il terzo volume comprende altra sua documentazione parlamentare (interpellanze, interrogazioni, mozioni, disegni e proposte di legge), nonché gli atti del Consiglio provinciale di Rovigo, di cui Matteotti fece parte dal 1910 al 1916 e dal 1920 al 1921. Comprende inoltre una scelta di lettere alla moglie del periodo messinese (1916-1919) e una sintesi sulla nascita del fascismo in Polesine (1920-1921).
È alla fine del secondo di questi tre volumi che si può leggere il celebre discorso del 30 maggio 1924, che con tutta probabilità fu all’origine del suo rapimento e del suo assassinio.
Giacomo Matteotti. Scritti politici
La Fondazione Kuliscioff di Milano ha raccolto in un unico volume gli scritti di Matteotti, di carattere politico e sociale, apparsi su varie testate del tempo, quotidiane e periodiche. Riproduciamo qui integralmente questo volume, per gentile concessione dei responsabili della Fondazione, alla quale esprimiamo la nostra riconoscenza.
Giacomo Matteotti. Scritti sul fascismo
Un anno di dominazione fascista è un libro più citato che conosciuto. Si tratta di un dossier relativo al primo anno di governo del fascismo che Matteotti concluse alla fine del 1923 e pubblicò nel febbraio del 1924 per dimostrare che con il nuovo regime “l’arbitrio si è sostituito alla legge, lo Stato [si è] asservito alle fazioni, la Nazione [è stata] divisa in due ordini, dominatori e sudditi”. Matteotti voleva dimostrare, in sostanza, che il fascismo era già prossimo a diventare una dittatura. Sia la preparazione che la successiva diffusione del libro, stampato senza troppe pretese, furono fatte fra grandi cautele, per timore di interventi di polizia. Matteotti stava lavorando per ampliare e aggiornare il dossier in vista di una seconda e più ampia edizione quando, il 10 giugno, fu rapito e assassinato. L’edizione qui riprodotta, oggi quasi introvabile, circolò realmente solo dopo la morte dell’autore e in quello stesso anno fu tradotta in Francia, Inghilterra e Germania.
Commenti, valutazioni e giudizi su Giacomo Matteotti
Il rapimento nel carteggio Turati-Kuliscioff
I rapporti di Matteotti con Filippo Turati, il fondatore del socialismo italiano, divennero sempre più intensi dopo l’elezione di Matteotti al Parlamento, nel 1919. Turati aveva quasi trent’anni più del deputato polesano e inizialmente la foga oratoria di quest’ultimo gli destò delle perplessità. Poi i contatti e la stima crebbero e Turati, dopo la scissione del 1922 che portò alla nascita del Partito socialista riformista, PSU, favorì la designazione di Matteotti a segretario del nuovo partito. Dopo il suo drammatico discorso alla Camera del 30 maggio 1924, praticamente improvvisato, che fu all’origine del rapimento e dell’assassinio, Turati commentò: “Matteotti seppe improvvisare, e tener duro con tutta la vigoria della sua volontà e della sua invidiabile giovinezza”. Quando si diffuse la notizia della sua scomparsa, Turati ne diede notizia in una lettera piena di orribili presentimenti indirizzata alla compagna di vita e di lotte Anna Kuliscioff. Il successivo scambio epistolare fra i due è una concitata, drammatica cronaca in diretta, quasi ora per ora, della tragedia che si stava compiendo. Riproduciamo questi documenti da un opuscolo del 1945. L’intero epistolario Turati-Kuliscioff è stato successivamente pubblicato dalla casa editrice Einaudi.
Piero Gobetti
Piero Gobetti (1901-1926) aveva incontrato Matteotti una sola volta, a Torino, nel mese di marzo del 1924 e ne era rimasto profondamente colpito, pur avendo scarse simpatie per il socialismo. Appresa la notizia del suo assassinio, ne scrisse un penetrante ritratto, pubblicato dapprima sulla “Rivoluzione liberale” (a. III, n. 27, 1 luglio 1924) e poi in un opuscolo autonomo, presto esaurito, che qui riproduciamo.
Matteo Matteotti
Matteo Matteotti (Fratta, 1876-1908), morto di tubercolosi poco più che trentenne, aveva nove anni più di Giacomo ed esercitò sul fratello minore un influsso molto forte. Aveva studiato alla Scuola superiore di commercio di Venezia (l’attuale Università Ca’ Foscari), si era specializzato in Germania ed era entrato nella scuola di economia politica di Torino, dove fu compagno di studi di Luigi Einaudi e collaboratore della maggiore rivista economica del tempo, la “Riforma sociale” di Francesco S. Nitti, poi passata sotto la direzione di Einaudi. Fu autore di un apprezzato volume (L’assicurazione contro la disoccupazione, Bocca Editori, Torino, 1901) e di un saggio sul medesimo argomento apparso sulla rivista di Nitti, qui riproposti. Socialista, fu consigliere provinciale a Rovigo e comunale a Fratta. Giacomo aveva perduto il padre a diciassette anni e considerò questo fratello più vecchio, come scrive in alcune lettere, non soltanto un profondo riferimento affettivo, ma anche una guida culturale e un esempio politico, del quale seguì fedelmente le orme.
Velia Titta Matteotti
Nacque a Pisa nel 1890 e morì a Roma nel 1938. Sorella minore di Titta Ruffo (in realtà Ruffo Titta), baritono e fra i più celebri cantanti d’opera italiani del primo ‘900, che le fece quasi da padre, nel 1916 sposò Giacomo Matteotti, conosciuto quattro anni prima durante una vacanza in montagna, sugli Appennini. Donna di forti sentimenti religiosi e del tutto estranea alla politica, pubblicò alcune raccolte di versi (una di queste, intitolata Primi canti, Pisa, 1906, viene qui riproposta) e, con lo pseudonimo di Andrea Rota, un romanzo, L’Idolatra (Treves, Milano, 1920), qui interamente riprodotto. I due testi sono stati digitalizzati dalla copia in possesso della Casa-Museo Matteotti. L’epistolario tra lei e il marito (G. Matteotti, Lettere a Velia, Nistri-Lischi, Pisa, 1985 e V. Titta Matteotti, Lettere a Giacomo, Nistri-Lischi, Pisa, 2000) rappresenta un documento indispensabile per entrare nell’universo interiore e famigliare di Matteotti. Dopo la sua morte, Velia visse a Fratta con la suocera e i figli, fatta oggetto di una strettissima sorveglianza da parte della polizia. Morì a Roma, non ancora cinquantenne, per i postumi di un intervento chirurgico.
Il Polesine. La grande emigrazione
Guido Cavaglieri
Nato a Rovigo nel 1871 da famiglia israelitica, morì improvvisamente a Roma nel 1917. Fu avvocato, giurista e apprezzato studioso di problemi sociali e politico-amministrativi. In collaborazione con Eugenio Florian, uno dei maestri della formazione giuridica di Matteotti, scrisse un’importante monografia, in due volumi, intitolata I vagabondi. Fu consigliere provinciale e comunale di Roma, eletto nelle liste del partito radicale. Pubblicò nel 1902 sulla rivista “La riforma sociale” di Francesco S. Nitti uno studio sull’emigrazione dal Polesine a fine Ottocento, gli anni dell’emigrazione di massa, che qui riproduciamo.
Bibl.: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 22 (1979), ad vocem.
Il Polesine. Inchiesta Jacini
L’Inchiesta agraria sulle condizioni della classe agricola, voluta dal Parlamento con legge 3730 del 15 marzo 1877, fu la prima grande radiografia delle condizioni economiche e sociali dell’Italia appena unificata. I lavori della Commissione furono presieduti dal senatore Stefano Jacini (da ciò il nome di Commissione Jacini), durarono alcuni anni e si conclusero con la pubblicazione degli Atti, in 15 volumi, tra il 1881 e il 1886. Ne uscì il ritratto impietoso e impressionante di un Paese molto più arretrato di quanto si sapesse, tanto che i commissari, in particolare il sen. Emilio Morpurgo che aveva guidato l’Inchiesta nel Veneto, furono accusati di avere ecceduto nei toni negativi. Morpurgo si difese sostenendo il dovere di “dire la verità intera, per tutti, contro tutti”. Qui abbiamo riprodotto integralmente l’unica parte dell’Inchiesta relativa al Polesine (La monografia sui distretti di Adria e Ariano redatta da Carlo Bisinotto) e tutta la relazione finale di Emilio Morpurgo sul Veneto, che contiene numerosi riferimenti alla provincia di Rovigo, suddivisa in due sezioni (Parte prima: Le condizioni dei contadini nel Veneto; Parte seconda: Aspetto fisico ed economico della regione veneta).
Bibl.: L’archivio della Giunta per l’Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola in Italia (Inchiesta Jacini) – 1877-1885, a cura di S. Paoloni e S. Ricci, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Quaderni della Rassegna degli archivi di Stato, 84, Roma, 1998. A. Lazzarini, Contadini e agricoltura: l’inchiesta Jacini nel Veneto, Angeli, Milano 1983.
Il Polesine. Inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla
Il Parlamento istituì nel 1951 una “Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla”. Composta da 21 membri e presieduta dal socialdemocratico Ezio Vigorelli, concluse i lavori pubblicando nel 1954 i risultati in dodici volumi. Fu una spietata radiografia della povertà della penisola pochi anni dopo la fine della guerra. Riproduciamo qui il breve capitolo riguardante il Delta Padano (unica parte del Polesine presa in considerazione) dovuto ad una ricerca di due parlamentari: Giuliana Nenni, socialista, figlia di Pietro Nenni, e Maria Nicotra, democristiana.
Il Polesine. Il Delta Padano
Alfredo De Polzer
Nacque a Vienna nel 1904 da padre ungherese e madre italiana, entrambi di estrazione nobiliare, e morì a Bologna nel 1965. Compì tutti gli studi a Vienna, laureandosi in ingegneria agraria ma coltivando anche interessi musicali e teatrali. Dopo la Prima guerra mondiale e la fine dell’Impero Austro-Ungarico optò per la cittadinanza italiana e si spostò in Polesine, dove la famiglia possedeva ampie proprietà terriere. Si laureò anche in Italia, in scienze sociali, conseguì una libera docenza in statistica economica, insegnò nelle università di Padova e Bologna e scrisse numerosi e apprezzati lavori scientifici. Durante la guerra aderì al Partito comunista. Come esponente di tale partito fu Presidente della Provincia di Rovigo dal 1945 al 1949 e dal 1951 al 1961 e deputato dal 1963 alla morte. Riproduciamo qui, per gentile concessione dei figli, l’ampio saggio sulle condizioni di vita del Delta Padano che pubblicò con Alfredo Balasso sulla rivista “Statistica” dell’Università di Bologna nel 1951 e l’anticipazione che ne fece in una relazione presentata a Roma nel 1950 al 14° Congresso internazionale di sociologia.
Bibl.: L. Lugaresi, Alfredo de Polzer. Un aristocratico governatore del Polesine nel secondo dopoguerra, Minelliana, Rovigo, 2005.
Il Polesine. I discorsi parlamentari
Nicola Badaloni
Nacque a Recanati (Macerata) nel 1854 e morì a Trecenta (Rovigo) nel 1945. Laureato in medicina a Napoli, nel 1878 divenne medico condotto a Trecenta (Rovigo) dove visse fino alla morte. Fu libero docente a Napoli e Perugia, membro del Consiglio superiore di sanità, fra i massimi esperti italiani per le patologie legate alla pellagra, malaria e tubercolosi. Socialista riformista, fece parte del Consiglio provinciale di Rovigo e fu deputato al Parlamento per otto legislature, dal 1886 al 1919, con la sola interruzione del periodo 1890-1892. Fu eletto sempre nel collegio di Badia Polesine, tranne nel 1896, quando si candidò a Imola. Dopo il Congresso del Partito socialista svoltosi a Reggio Emilia del 1912 aderì al Partito socialista riformista di Bonomi e Bissolati. Nel 1920 fu nominato senatore dal governo Giolitti, facendo parte dell’Unione democratico sociale, poi Unione democratica. Fu uno degli ispiratori della vocazione politica di Matteotti.
Bibl.: Giampietro Berti (curatore), Nicola Badaloni, Gino Piva e il socialismo padano-veneto, Rovigo, Associazione Culturale Minelliana, 1998; Nicola Badaloni. Interventi parlamentari, scritti politici e scientifici, corrispondenze, a cura di Claudio Modena, con interventi di Franco Foschi, Rita Levi Montalcini, Massimo Cacciari, Minelliana, Rovigo, 1999.
Ricavandoli da questo volume edito dalla Minelliana, che ringraziamo, riproduciamo qui due suoi discorsi al Parlamento (18.6.1901 e 17.3.1902) relativi al Polesine; la relazione parlamentare sulla pellagra (14.6.1902) e sulla malaria (2.6.1910) e la sintesi di una sua relazione sulla pellagra in Polesine (1886), probabilmente perduta, dovuta a Tullio Minelli (1848-1904), sul quale si veda la voce relativa, firmata da Mario Cavriani, nel Dizionario Biografico degli Italiani.
Angelina (Lina) Merlin
Nacque a Pozzonovo (Padova) nel 1887 e morì a Padova nel 1979. Laureata in lingue, insegnante nelle scuole superiori, socialista e antifascista, confinata per cinque anni in Sardegna, moglie e poi vedova di Dante Gallani, fu deputata alla Costituente, senatrice dal 1948 al 1958 (eletta ad Adria) e deputata dal 1958 al 1963, anno in cui si ritirò dalla politica, in aperta polemica con il Partito socialista, di cui aveva sempre fatto parte. È nota per numerose leggi di fortissimo impatto sociale, in particolare quella che tolse dai documenti anagrafici l’indicazione della paternità e abolì l’infamante espressione N.N. che accompagnava i figli di padre ignoto, quella che equiparò i figli naturali ai figli legittimi in materia di eredità e, la più nota, tuttora in vigore, che nel 1958 soppresse le case di tolleranza. Qui riproduciamo vari suoi interventi parlamentari relativi al Polesine svolti tra il 1948 e il 1961, prima e dopo l’alluvione del Po del 1951, ricavati – per gentile concessione del Senato, che ringraziamo – dal volume: Angelina Merlin, Discorsi Parlamentari, Senato della Repubblica, 1998.
Bibl.: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 73, 2009, ad vocem.
Giuseppe Romanato
Nacque a Fratta Polesine nel 1916 e morì a Rovigo nel 1985. Si laureò in lettere all’Università Cattolica di Milano e fu professore a Rovigo di italiano e latino nelle scuole superiori. Esponente della Democrazia cristiana (fece parte anche della direzione nazionale del partito), fu deputato dal 1953 al 1972, per quattro legislature. Dal 1969 al 1972 fu Presidente della Commissione istruzione e belle arti della Camera e, dal 1959 fino alla morte, dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, che rilanciò dopo averne promosso un radicale rinnovamento edilizio e culturale. Si deve a lui la legge 1097/1971 che chiuse la maggior parte delle cave dei Colli Euganei, salvando i colli stessi dalla distruzione. Riproduciamo qui tre suoi interventi parlamentari relativi alle condizioni del Polesine svolti negli anni successivi alla grande alluvione del Po del 1951 (22.11.1957, 2.12.1958, 19.1.1961). I testi, dedotti dagli atti parlamentari, sono ricavati dal volume: Giuseppe Romanato. Documenti e testimonianze, Accademia dei Concordi, Rovigo, 1991.
Carlo Cibotto
Nacque a Lendinara (Rovigo) nel 1900 e morì a Rovigo nel 1967. Funzionario di banca, esponente dell’associazionismo cattolico polesano, fu deputato della Democrazia cristiana dal 1953 al 1963. Riproduciamo alcuni suoi interventi parlamentari relativi al Polesine svolti negli anni successivi all’alluvione del Po del 1951.
Severino Cavazzini
Nacque a Ferrara nel 1903 e morì nella stessa città nel 1983. Esponente del Partito comunista, fu eletto deputato a Rovigo dal 1948 al 1963. Riproduciamo alcuni suoi interventi parlamentari sul Polesine svolti negli anni Cinquanta.
Giancarlo Matteotti
Nacque a Roma nel 1918 e morì a Roma 2006. Fu il primo dei tre figli di Giacomo Matteotti e fu eletto al Parlamento dal 1946 al 1963. Fu sottosegretario nel IV Governo Fanfani e membro del Consiglio di amministrazione dell’Eni. Fece parte del Partito socialista (Psi) e, dal 1951, del Partito socialista democratico (Psdi). È sepolto a Fratta accanto alla tomba del padre. Riproduciamo un suo intervento parlamentare sul Polesine svolto negli anni Cinquanta.
Giuseppe Togni
Toscano, nato nel 1903 e morto nel 1981, fu parlamentare della Democrazia Cristiana per molte legislature. Più volte ministro, fu a capo del dicastero dei Lavori Pubblici dal 1957 al 1960. In tale veste fece un discorso in Parlamento sulle condizioni del Polesine che qui riproduciamo.